Django Unchained di Quentin Tarantino

INFERNO DAN BROWNNon c’è bisogno di presentazioni per il regista Quentin Tarantino: idolatrato da schiere di ammiratori, ha conservato nel tempo la capacità di ottenere grandi successi al botteghino mantenendo intatta la mescolanza dei generi e la verve pulp ai confini dell’ultraviolenza, che ne costituiscono la cifra stilistica. In questo Django Unchained decide di rendere omaggio ad uno dei suoi spesso citati maestri, il regista degli Spaghetti Western Sergio Leone: e per farlo sceglie un film degli anni sessanta interpretato da Franco Nero, rileggendolo alla sua maniera, con personalità, trasfigurandone i tratti principali e adattandosi senza timori reverenziali a un genere per troppo tempo considerato “decadente”. La storia è ambientata nel Sud degli Stati Uniti, pochi anni prima dell’esplosione della Guerra di Secessione: l’incontro tra lo schiavo Django e il dottor King Schultz, un cacciatore di taglie di origini tedesche, innesca il meccanismo narrativo. Schultz sta inseguendo i fratelli Brittle, spietati assassini,  e solo l’aiuto di Django gli consentirà di riscuotere le taglie che gravavano sulle loro teste. Schultz, un personaggio che bada poco all’ortodossia della legalità, promette a Django di donargli la libertà una volta catturati i Brittle, vici o morti. Visto il successo dell’operazione, Schultz libera Django, ma i due decidono di non separarsi, vista l’efficacia del sodalizio. Affinando le vitali abilità di cacciatore, Django resta concentrato su un solo obiettivo: trovare e salvare Broomhilda, la moglie che aveva perso tempo prima, a causa della sua vendita come schiava.


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