LA FORZA DELLE COSE di ALEXANDER STILLE

LA FORZA DELLE COSEIn questa sua ultima opera, uscita in contemporanea negli USA e in Italia, l’autore, con uno sforzo doloroso ma anche con una grande carica di ironia, di saggezza e comprensione, racconta la storia di suo padre Ugo Stille e della madre Elizabeth Bogert, come l’ha vissuta da figlio durante l’infanzia, l’adolescenza e poi l’età adulta e come l’ha indagata negli ultimi anni della loro vita sia con la richiesta di notizie ai genitori ormai malati e deboli, sia con le testimonianze scritte trovate tra le loro carte. Chi erano Ugo Stille ed Elizabeth Bogert? Lui fu un grande giornalista la cui carriera culminò nella direzione del Corriere della Sera dal 1987 al 1992. Ma questo nome nacque in una seconda vita, il nome “vero” se così si può dire era Mikhail Kamenetzki (per tutti gli amici Misha), nato a Mosca nel 1919 da una famiglia ebraica fuggita dalla Russia comunista e giunta fortunosamente in Italia. Anni dopo, laureatosi in filosofia col filosofo fascista Giovanni Gentile, e maturando ideali antifascisti che condivideva con personaggi ben noti, scelse il nome di Ugo Stille (condiviso, per motivi che potrete conoscere leggendo la storia, col suo migliore amico Giaime Pintor, il quale morì da partigiano nel 1943 dilaniato da una mina mentre tentava di passare le linee nemiche per raggiungere Roma). Misha dovette fuggire di nuovo con padre, madre e sorella dall’Italia delle leggi razziali. Una fuga resa quasi impossibile sia dalla burocrazia fascista sia dall’antisemitismo degli Stati Uniti di quell’epoca che compare tante volte nel libro. Le vicissitudini per ottenere il visto dall’Italia per gli USA in tempi in cui il ritardo di un mese o di un giorno poteva segnare il limite tra vita e morte fanno accapponare la pelle. Dagli Stati Uniti tornò in Italia e arruolato nell’esercito americano partecipò alla risalita e alla liberazione della penisola, da Palermo, a Napoli, a Milano a Torino esercitando la funzione di giornalista alla radio. Come contropartita, negli Stati Uniti ottenne la cittadinanza e il definitivo nuovo nome Ugo Stille. Il figlio Alexander descrive con arguzia e contemporaneamente con serietà nella sua grandezza e debolezze questa straordinaria figura di giornalista che vive perennemente in pigiama circondato da libri e giornali “che si accatastavano come mucchi di neve durante una bufera. In un mondo in cui ogni giorno nevicava carta stampata”, fumando sei pacchetti di sigarette al giorno, urlando con sfuriate continue e memorabili contro la moglie (in realtà giungeva a umiliarla e a picchiarla). E, specchio dei tempi di circa 60 anni fa, dettando ogni giorno il suo pezzo al telefono da New York al Corriere della Sera di Milano. Poi, divenuto direttore del Corriere, si trasferì a Milano. La sua figura è continuamente interpretata dal figlio alla luce della sua appartenenza all’ebraismo, realtà pressoché taciuta alla futura moglie fino al momento in cui lei glielo chiese apertamente dovendo poi quasi giustificarlo alla sua famiglia. Non per niente Misha, che aveva il passaporto USA e quello italiano, quando dall’Italia tornava negli States lasciava il passaporto italiano a una amica milanese temendo che la polizia aeroportuale americana non capisse il perché di questo suo possesso! Del resto anche i nonni paterni di Alexander Stille avevano taciuto la loro identità ebraica ai figli Michael e alla sorella Lally praticamente fino alla promulgazione delle leggi razziali fasciste.

Ma il sottotitolo del libro è “un matrimonio di guerra e pace tra Europa e America” e l’autore dà lo stesso spazio fisico ed emotivo all’affascinante figura della madre Elizabeth, americana colta, intelligente e bellissima, vera WASP (il termine significa White Anglo-Saxon Protestant), interrogandola nei lunghi anni di malattia sulla sua vita personale, sui rapporti con la famiglia di origine e col marito Misha. “Nel comodino della camera da letto di mia madre c’era un sacchetto di lana azzurra chiuso da un cordino. Dentro c’erano le lettere d’amore tra lei e mio padre: qualcosa come diciotto telegrammi e sette lettere. La maggior parte delle lettere erano scritte da lei, i telegrammi erano scritti da mio padre…Avendo visto pochi segni di cordialità e men che meno di passione [tra i genitori], è stato bello per me scoprire – scrive Alexander – che un tempo le cose erano andate diversamente”. I due si erano conosciuti a una festa in onore di Truman Capote dove lei era andata col primo marito (un intellettuale e artista anche lui ebreo) e ne erano usciti praticamente fidanzati per poi sposarsi breve tempo dopo in seguito a un divorzio lampo dal primo marito alle Isole Vergini.

Alexander Stille, nato nel 1957 a New York, insegna giornalismo internazionale alla Columbia University, collabora con diversi importanti giornali americani e con Repubblica ed è autore di diversi libri spesso riguardanti la realtà politica e sociale dell’Italia. Di questo autore abbiamo già presentato nello Scaffale Segreto il capolavoro Uno su mille. Cinque famiglie ebraiche durante il fascismo, ristampato da pochi mesi da Garzanti.

In due parole: due biografie (tre con quella in controluce dell’autore) in cui si intrecciano affascinanti mondi, quello europeo e americano, lungo il secolo scorso..

Scheda di SUSANNA SCHWARZ

ALEXANDER STILLE
LA FORZA DELLE COSE

Traduzione a cura di Stefania Cherchi
Editore: GARZANTIAGGIUNGI AL CARRELLO
Numero di pagine: 420
Prezzo: € 24,00
NICEPRICE € 20,40 – SCONTO -15%


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