LA STANZA DEL VESCOVO di PIERO CHIARA

LA STANZA DEL VESCOVOInverna, Munscendrin, Montive sono i nomi di alcuni venti da cui il giovane protagonista si fa portare veleggiando di sponda in sponda sul Lago Maggiore a bordo della sua Tinca; senza meta, senza scopo se non quello di andar dietro l’estro dell’aria, forse per dimenticare gli orrori della guerra appena passata e immaginare un futuro più chiaro. È l’inizio estate del 1946 e la voce narrante, personaggio di cui non conosceremo mai il nome, ormeggia il suo cabinato al porto di Oggebbio. Su di lui, durante la lunga procedura di attracco, veglia e sorveglia, dall’alto del molo, lo sguardo di un “signore di mezza età”: Temistocle Mario Orimbelli, avvocato senza lavoro e “eroico” reduce dalla campagna d’Etiopia. Il giovane accetta un invito a cena alla villa dell’Orimbelli, villa di sua moglie per la verità: la signora Cleofe, “una magrona autoritaria e sdegnosa” di dieci anni più vecchia del marito. A tavola conosce Matilde, vedova trentenne del fratello della signora disperso in Africa, ma soprattutto bellezza prorompente benché paludata sotto le vesti a lutto. Proprio il fascino della donna, l’impressione di urgenti sensi imbrigliati dal dovere della vedovanza, convince l’ospite a rimanere per la notte vedendosi assegnare proprio la stanza del vescovo. L’alloggio, purpureamente sinistro, diverrà il porto fisso in cui riposarsi dalle lunghe escursioni in barca che il giovane, complice l’Orimbelli, comincerà a compiere perlustrando in lungo e in largo il lago. In cerca di che? Donne. I due marinai sembrano instancabili tanto a issar vele quanto a imbarcare ragazze, tanto a cambiar vento quanto a sostituirle con nuove arrivate. Col procedere della vitalistica navigazione, prende forma la vera personalità dell’avvocato, carattere incline alla menzogna circa i suoi trascorsi militari, il suo passato e il suo presente. Grande compagno di barca, pronto però a farsi i comodi propri senza scrupolo: sembra infatti che il giovane non possa lasciar l’Orimbelli solo con una delle proprie conquiste senza che questi ci finisca sotto le lenzuola e, una volta smascherato, si limiti ad allargar le braccia sospirando: “Come siamo deboli!”

Le cose si complicano quanto Matilde, smesso il nero, decide di seguirli in una delle loro “crociere”. Questo basta a liberare le più ardite fantasticherie del giovane a cui danno corpo gli sguardi, le mezze parole e i casuali contatti con la giovane. L’Orimbelli tuttavia ha qualcosa da chiarire in proposito: un altro segreto. Una verità o l’ennesima menzogna? Starà al piacere del lettore scoprirlo, nel conforto che questa non è l’unica sorpresa che resta alla storia, altri accadimenti imprevisti non vi permetteranno di chiudere il libro finché non resterà nulla più da leggere.

Volendo paragonare il ritmo del narrare al respiro, sembra che La stanza del vescovo sia tutto raccontato a fiato tenuto, come ostaggi di un presagio; quando poi si ha la sensazione finalmente di ridare aria ai polmoni, ecco che accade un fatto inaspettato che cambia completamente il ritmo, la logica del racconto, finendo per dare alla trama la tinta del giallo.

Il libro, insieme a La spartizione e Il cappotto di astrakan, svela inequivocabilmente il grande talento narrativo di Chiara, quello che non a caso ha decretato il suo pieno successo presso i lettori e molta critica. Allo scrittore bastano poche righe per restituire appieno un’atmosfera, così come lunghi paragrafi per limitarsi a suggerire un possibile risvolto della storia o la psicologia di un personaggio.

Nel raccontare questa storia di lago, Piero Chiara, nato a Luino sul Lago Maggiore nel 1913 e morto a Varese nel 1986, sembra seguire proprio la forza e l’apparente casualità di uno di quei venti che si diverte quasi a inventariare nel libro tale è la libertà, la divertita disinvoltura con cui riesce ad inchiodarci alla pagina.

In due parole: col fiato sospeso sul Lago Maggiore, la magistrale prova di un grande narratore.

Scheda di ANDREA TOGNASCA

PIERO CHIARA
LA STANZA DEL VESCOVO

Editore: MONDADORIAGGIUNGI AL CARRELLO
Prima edizione: 1977 (Mondadori)
Numero di pagine: 170
Prezzo: € 8,50
NICEPRICE € 7,23 – SCONTO -15%


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