COMICHE di GIANNI CELATI

COMICHENon mi piacciono i popcorn però adoro sentirli scoppiettare in padella. Con le parole mi capita la stessa cosa, adoro quando scoppiettano nei libri. La prosa di Comiche è una santabarbara: una polveriera di lessico innescato, di sintassi pirotecnica, di costrutti mitraglianti. Leggere le prime pagine è come buttare un cerino. Ci viene raccontato del professor Otero Aloysio che, in vacanza nella pensione di cartone Bellavista, scrive su un diario segreto improbabili vicende perseguitato da Bevilacqua, Mazzitelli, Macchia, tre malvagi maestri elementari che vogliono fargli sposare Lavinia Ricci, la direttrice della scuola, e imporre “nascostamente” la dittatura dei maestri. Ai loro sforzi si aggiungono l’infermiera Virginia che spinge il paralitico Bartelemì, il fantasma di Fantini che vuole entrare nel diario per cancellarsi e poi il supponente Biagini e l’incarognito Rossini. Ma su tutti si impone il linguaggio. Un parlato anomalo, onirico e grottesco, che spernacchia l’Italiano della scolarizzazione di massa e la lingua letteraria dalla sintassi e dal lessico inappuntabili.

Finalmente, dopo quarant’anni, torna in libreria l’esordio di Gianni Celati. Un’opera dalla genesi inconsueta e per certi versi casuale. Tutto ha inizio durante il periodo universitario in cui il futuro scrittore si limita a leggere: Cervantes, Dante, Ariosto, e soprattutto l’Ulisse di Joyce. Ma c’è ancora spazio per altre letture: un amico che lavora all’ospedale psichiatrico di Pesaro porta gli scritti di alcuni ricoverati. Celati li divora. Si appassiona soprattutto a un giornaletto, scritto su fogli protocollo da un anziano ricoverato, che raccoglie brani autobiografici, cronache dal manicomio, deliri di persecuzione e sonetti in metrica perfetta. In quelle parole Celati avverte un’intensità unica, quasi mai trovata nei libri e tantomeno nei romanzi. Le parole del malato si impossessano dell’anima di Celati e attendono… cosa? A quanto sembra aspettano che anche lo scrittore si ammali. Succede dopo il servizio militare, un’epatite virale lo costringe a quaranta giorni di isolamento. E lì, nella noia, in malattia, Celati scrive una ventina di pagine abbandonandosi alle parole del matto. Si mette nei suoi panni e riesce a scrivere con la stessa sintassi, gli stessi strani aggettivi, le stesse frasi involute e attraversate da oscure persecuzioni. Poi accade che un compagno di università (Adriano Spatola, futuro poeta) le legga per caso e chieda se può pubblicarle in una rivista. Questa finisce nelle mani di Italo Calvino che chiede a Celati di farne un libro per “la ricerca letteraria” neonata collana dell’Einaudi. Così nasce Comiche. Celati lavora al libro per anni, e quando questo vede le stampe l’autore non è contento, complice anche il consiglio di Calvino che suggerisce di mondare il testo delle sue parti più oscene perché “avrebbero dato fastidio a quelli della casa editrice Einaudi”. Insomma, il libro è sugli scaffali delle librerie e Celati già lo sta riscrivendo da capo. Sta correggendo ciò che non gli piace più, ciò che Calvino ha tolto, ciò che lo fa sembrare un libro d’avanguardia, “simile a quelli del Gruppo ‘63”. A metà lavoro Celati confessa a Nico Orengo il suo proposito di pubblicare la riscrittura, l’interlocutore sbarra gli occhi e dice: “Ma sei matto? Queste cose non si fanno!” E così il libro finisce nel cassetto metà fatto e metà da fare.

Traccia di questo lavoro però la troviamo in appendice al volume pubblicato dall’ottima Quodlibet con l’apprezzabile intento di restituire una visione completa dell’opera anche grazie alla bella postfazione di Nunzia Palmieri.

Leggere queste duecento pagine è assistere alla nascita di una voce unica, lontana dalle mode, dalle regole editoriali, dal sentire comune. Farsi assordare dai suoi vagiti. Incontrare uno scrittore vero. Qualcuno che non dice sempre e solo “io, io, io!”, ma sente le voci, restituisce un mondo, le fantasticherie comuni, illumina quel poco di immaginazione che ci resta. “[…] Perché ancora una volta sarà la mancanza di immaginazione a tirarci nell’abisso” per dirla con Celati.

In due parole: diavolerio di parole, caratteri, insensatezze al sole di una farneticante villeggiatura.

Scheda di ANDREA TOGNASCA

GIANNI CELATI
COMICHE

Editore: QUODLIBETAGGIUNGI AL CARRELLO
Numero di pagine: 209
Prezzo: € 15,00
NICEPRICE € 12,75 – SCONTO -15%


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