IL POSTINO SUONA SEMPRE DUE VOLTE di JAMES M. CAIN

IL POSTINO SUONA SEMPRE DUE VOLTEA venti miglia da Los Angeles, sotto il polveroso sole di mezzogiorno, un camion scarica un viaggiatore clandestino: Frank Chambers, un vagabondo che sembra non aver scopo se non quello di spostarsi da una parte all’altra della provincia americana mortificata dalla Depressione. Affamato Frank capita alla Taverna delle Due Querce, tavola calda con annessa pompa di benzina e abitazione al piano di sopra “come ce ne sono mille lungo la strada della California”.

Come d’abitudine, lo squattrinato avventore mette in piedi qualche frottola per scroccare due uova al tegame. Il proprietario, Nick Papadakis, gli offre invece un lavoro come meccanico alla stazione di servizio. Il vagabondo sulle prime rifiuta, poi, nello spazio di un “a capo”, accetta. Perché? La ragione è appena uscita dalla cucina e si mette a sparecchiare, è Cora, la moglie del greco: “Aveva un’aria imbronciata e un certo modo di sporgere le labbra che mi fece venir voglia di masticargliele.”

Nel volgere di poche decine di righe, la passione tra i due è già incandescente, dirompente al punto che a pagina 22 la donna suggerisce (e mai lo dirà apertamente) di uccidere il marito, unico ostacolo sulla strada del loro “sogno d’amore”. Sono parole taciute ma propositi a cui non sembra esserci alternativa, non detti condivisi nell’abbraccio selvaggio dei due amanti.

In un paio di capitoli il capomastro Cain getta le fondamenta di tutta la vicenda, una costruzione “a regola d’arte”, senza stucchi né finiture di pregio, ma dalla solidità indiscutibile. I due amanti, dominati dalla paura (di essere scoperti, di non potersi più amare, della povertà e di ciò che non riescono a capire) sono raccontati senza nessuna introspezione psicologica, gettati sulla pagina solo nel loro sopravvivere schiena bassa e grembiule allacciato. Caratteri ferini, coppia di animali impauriti e rabbiosi pronta solo a rispondere agli istinti primari. Anime davvero nere che arrivano a essere oltremodo detestabili ma, guardandole agire e sbagliare di continuo, si smette di giudicarle tanto appaiono infantili per mancanza di senso morale e purezza emotiva.

I giorni passano uguali, l’uomo e la donna si cercano e si trovano lontano dallo sguardo del marito che sembra non accorgersi di nulla, troppo occupato nel mettere lampadine elettriche sull’insegna del locale nel tentativo di costruirsi il suo misero e improbabile pezzetto di “sogno americano”.

Come ogni grande amore anche quello di Frank e Cora coltiva un progetto: il delitto perfetto. Il piano arriva d’improvviso portato da un trafiletto di giornale.

Il resto è noir.

Ma è ancor più di questo: Il postino suona sempre due volte è l’archetipo del noir, modello vivente a cui altri scrittori hanno dovuto guardare per comporre le proprie opere; forse per questo dopo Cain possono esistere solo epigoni (con l’eccezione di Cornell Woolrich).

Chi volesse avvicinarsi al noir è bene che cominci da qui, un classico del Genere (prova ne sono le infinite ristampe) in cui lo scrittore americano James Mallahan Cain (1892-1977) manipola i propri temi d’elezione creando il DNA di tutta la “specie nera”.

Per evitare noie ne sconsiglierei la lettura a un pubblico sensibile. Gli altri potranno addirittura esagerare guardandosi un paio di pellicole tratte dal libro: il bollente film di Bob Rafelson (Il postino suona sempre due volte, 1981) e Ossessione (1943), trasposizione in nebbia padana firmata da Luchino Visconti.

Chi invece apprezzasse solo la scrittura di Cain continui con La morte paga doppio. Perfetto.

In due parole: manuale degli errori più comuni ad uso degli amanti del delitto perfetto.

Scheda di ANDREA TOGNASCA

JAMES M. CAIN
IL POSTINO SUONA SEMPRE DUE VOLTE

Editore: ADELPHIAGGIUNGI AL CARRELLO
Traduzione di Franco Salvatorelli
Numero di pagine: 122
Prezzo: € 8,00
NICEPRICE € 6,80 – SCONTO -15%


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