C’ERANO BEI CANI MA MOLTO SERI di ALBERTO SPAMPINATO

C'ERANO BEI CANI MA MOLTO SERIPer ragionare del ruolo dell’informazione nella lotta alle mafie, si può partire dalla preziosa testimonianza di una vittima, quale Giovanni Spampinato, nato a Ragusa il 6 novembre 1946, giovane cronista de L’Ora, il mitico giornale di Palermo pubblicato con alterne vicende dall’inizio del 1900 all’inizio degli anni ’70. Studente di filosofia a Catania, di famiglia modesta col padre impegnato politicamente nel PC, tre anni prima della sua morte fu chiamato dal direttore Vittorio Nisticò per fare il corrispondente da Ragusa, per guardare dietro la facciata della “provincia babba” (cioè immune dalla mafia). Nella sua Ragusa Spampinato si trovò a raccontare, unica voce isolata nel mutismo e perbenismo autoimposto dei colleghi, gli affari delle cosche e le pericolose relazioni tra mafia ed eversione di destra (a Ragusa si erano visti il latitante neofascista Stefano delle Chiaie e Vittorio Quintavalle, già della Decima Flottiglia Mas). Il coraggioso giornalista venne ucciso a soli venticinque anni, terzo (dopo Cosimo Cristina e Mauro de Mauro) dei giornalisti de L’Ora assassinati dalla mafia. L’uccisione di Giovanni avvenne ad opera del figlio fascista di un alto magistrato cittadino, coinvolto nel delitto di un notabile locale; a parte Giovanni Spampinato, che seguì con scrupolo le indicibili carenze dell’indagine, la città si nascose dietro un dito.

Era il 1972 e da allora la sua è stata sempre una storia minore nel lungo elenco delle vittime di mafia, fino a quando il fratello Alberto Spampinato, giornalista di valore e oggi quirinalista per l’agenzia ANSA, ha deciso di ricostruire la sua vicenda e di raccontarla in un libro, davvero ben scritto e capace di emozionare il lettore, ma anche di farlo riflettere su come fare il proprio dovere in alcuni casi diventi una condanna a morte.

Nel suo C’erano bei cani ma molto seri, Alberto Spampinato ripercorre la storia del fratello Giovanni per trovare le tracce di quell’impegno professionale che lo condusse  inevitabilmente a scontrarsi con i poteri forti di Ragusa, in un contesto dove essere giornalista ti portava in prima linea ogni giorno, forse senza neanche volerlo coscientemente.

Le belle pagine scritte da Spampinato per ricordare il fratello avvolgono i lettori che vengono però strappati all’emozione per essere consegnati all’indignazione, visto che la storia del cronista ucciso a Ragusa offre il destro per ricordare le vicende dei tanti giornalisti e cronisti che oggi sono minacciati, non solo fisicamente.

Per evitare che si ricreino, dopo più di trent’anni, le stesse condizioni che portarono all’isolamento il fratello, Alberto Spampinato ha dato oggi vita, con il contributo della FNSI (Federazione Nazionale della Stampa Italiana) e dell’Ordine dei Giornalisti, insieme a Libera Informazione (l’Osservatorio sull’informazione per la legalità e contro le mafie) e ad Articolo 21 (associazione che riunisce giornalisti, giuristi, economisti, esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero, contenuto appunto nell’articolo 21 della Costituzione italiana), a Ossigeno per l’Informazione, l’Osservatorio per tutelare i cronisti minacciati e rilanciare le notizie soffocate con la violenza. Per offrire ossigeno a un’informazione che sembra averne oggi quanto mai bisogno si deve con forza lavorare per rilanciare le notizie oscurate, per rafforzare reti virtuali e virtuose, per garantire sostegno al ruolo fondamentale che l’informazione deve svolgere a garanzia dei cittadini contro ogni forma di abuso, soprattutto quello proveniente dal potere, sia esso legittimo sia esso criminale.

Questo deve essere il ruolo dell’informazione nel contrasto alle mafie: non è certo una scoperta ma diventa, al contrario, un’assunzione di impegno che a tutti i livelli deve riguardare chi fa informazione, ma anche chi ne fruisce.

In due parole: la storia di Giovanni Spampinato è simile a quella di tanti altri cronisti, scrittori, magistrati, umili servitori dello Stato uccisi per il loro senso del dovere civile e della dignità umana. (Vincenzo Consolo)

Scheda di LORENZO FRIGERIO

ALBERTO SPAMPINATO
C’ERANO BEI CANI MA MOLTO SERI

Editore: PONTE ALLE GRAZIE AGGIUNGI AL CARRELLO
Numero di pagine: 291
Prezzo: € 15,50
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